martedì 24 luglio 2012

Amo la Lazio, odio Lotito!


Questo è il dilemma, direbbe Shakespeare. Come conciliare l'amore per la Lazio con l'odio verso Lotito? E' un qualcosa su cui mi stavo interrogando in questi giorni. Certo, qualcuno la potrebbe fare facile: eh che ci vuole, ami la Lazio e quindi odi Lotito. Certo, però poi nei fatti, come comportarsi?

Sappiamo tutti che l'avvento di Lotito ha portato all'allontanamento dallo stadio di almeno 10 mila laziali che hanno fatto una coraggiosa scelta personale, quella di rinunciare alla Lazio per portare avanti la loro battaglia a chi la Lazio la sta tenendo in ostaggio da 8 anni.Per dirla alla Michele Plastino, sono i "disamorati per troppo amore". E come non capirli. Io stesso ho fatto parte per un periodo di questa schiera dei "disamorati", salvo poi riuscire a trovare un senso alla mia presenza allo stadio, che se fosse per chi scende in campo e per chi ci rappresenta come "società Lazio", sicuramente mi porterebbe a restarmene a casa e a isolarmi da tutto ciò che è il "mondo Lazio".In questi anni nella tifoseria laziale è sorta la convinzione che l'unico modo per liberare la Lazio da questa dittatura, per fare il bene della Lazio, fosse quello di abbandonare la Lazio, lasciarla sola. Teoria che, se analizzata per l'appunto "teoricamente", è tutt'altro che sbagliata.

Però, c'è un però. Perché mai i laziali dovrebbe rinunciare alla Lazio, che gli appartiene, per lasciarla in balìa del gestore? Da qualche anno ormai è stata intrapresa la strada della contestazione incentrata sullo sciopero del tifo, quindi sull'abbandono dello stadio. Col senno del poi, alla luce dei fatti, pur provando profonda stima per la decisione che venne presa all'epoca, bisogna ammettere che si è rivelata una strada sbagliata. In questi anni Lotito non si è indebolito minimamente, forte dei numerosi appoggi politici che lo sostengono, riuscendo ad andare oltre la contestazione dei tifosi, che si è manifestata sotto molteplici aspetti: lo sciopero del tifo come detto (memorabile il Lazio-Fiorentina con solo 7 mila presenti), i voti persi del centro-destra alle ultime elezioni regionali (migliaia di schede elettorali con scritto "lotito vattene") e numerosi sit-in e manifestazioni.

Nulla di tutto ciò ha portato realmente a qualcosa. L'unica entità ad essersi indebolita in questi anni di follia lotitiana è stata la Curva Nord e il mondo del tifo biancoceleste in generale. Probabilmente nella grande confusione che ha accompagnato questi anni isterici, si è un po' confuso il concetto di "contestazione", identificandola con il più specifico concetto di "sciopero". Riflettendoci un attimo, esistono varie forme di contestazione, e tra tutte quante, quella dello sciopero del tifo è quella che può sortire il minor effetto in una società di calcio. Una società di calcio come la Lazio, nel calcio delle pay-tv, può sopravvivere benissimo anche senza la presenza domenicale dei tifosi sugli spalti e senza la vendita del merchandising che, tutto compreso, ammontano a una cifra inferiore ai 20 milioni di euro. Se paragonata ai 55 milioni di euro che la Lazio incassa dai diritti televisivi, si capisce bene come Lotito se ne freghi altamente della presenza o assenza dei tifosi sugli spalti, come testimonia una sua stessa dichiarazione: "Se i tifosi ci vengono o no allo stadio a me non frega un c****!"

L'idea dello sciopero del tifo come mezzo per colpire economicamente la Lazio, e di conseguenza Lotito, è tanto romantica quanto sciocca e ingenua. Ma forse è proprio il romanticismo e l'ingenuità che caratterizza i tifosi. Questo ovviamente non sta a significare che coloro i quali fino ancora oggi stanno portando avanti la loro battaglia disertando lo stadio, sbaglino a farlo... ci mancherebbe, ognuno deve fare ciò che sente, e se non si prova piacere ad andare allo stadio, è giusto e legittimo non andarci. Ma bisogna essere consapevoli del fatto che ciò che si sta facendo non ha nulla a che vedere con una contestazione proficua o utile in qualche modo. E' una presa di posizione personale, assolutamente legittima, ma inutile ai fini della liberazione dal gestore, che è ciò che ci preme a tutti quanti.

La contestazione va portata avanti, oggi più di ieri, ma pensare ipotizzare uno sciopero generale di tutta la tifoseria oltre ad essere in sostanza inutile è soprattutto irrealizzabile. Un'utopia nei fatti. In questo scenario, che senso avrebbe per la frangia più calda e viva della tifoseria abbandonare la Lazio e lasciare lo stadio in balìa di Lotito e di quei (pochi) tifosi che lo appoggiano? Uno sciopero inutile è uno sciopero che porta con sé grossi danni. Una Curva Nord indebolita non fa che rafforzare Lotito.

Ciò che ha particolarmente tenuto banco è stata la tematica sull'impatto mediatico di un certo tipo di contestazione. Si è pensato che uno stadio vuoto avrebbe avuto un grande impatto mediatico e avrebbe costretto i mezzi d'informazione a parlarne. E qui arriva la seconda ingenuità dei tifosi. La stampa e i media in generale sono da sempre quanto di più marcio, falso e ipocrita ci sia al mondo, andando a braccetto con la politica e i poteri forti. Pensare che improvvisamente, colti da un senso di pietà, comincino una campagna mediatica per mettere in luce le problematiche della Lazio di Lotito è forse ancora più romantico e ingenuo dell'idea di lasciare un'intero stadio vuoto.

La contestazione va portata avanti, si, ma sotto altre forme. Decisamente meno utopistico e più facilmente realizzabile è uno stadio pieno, unito e compatto come ai vecchi tempi, che inveisce e urla contro questo gestore e queste istituzioni. Forme di protesta atte a colpire chi oggi appoggia e sostiene Lotito sono più facilmente percorribili e nei fatti molto più efficaci. Le strade per liberarsi di Lotito ci sono e sono diverse rispetto a quelle che si sono percorse inutilmente sino ad oggi.

E' possibile ed è giusto distinguere tra l'amore per la Lazio e l'odio verso chi la Lazio, ma soprattutto la lazialità e lo stile Lazio, ci ha in buona parte tolto. Portare avanti la nostra passione chiamata Lazio e quella contro Lotito è possibile. Ma per farlo bisogna scendere sul campo. Non si è mai visto nessuno vincere una battaglia senza essere sceso sul campo di battaglia. Se vogliamo veramente il bene della Lazio, dobbiamo tornare a sostenerla come merita. Bisogna farlo per onorare chi ha perso la vita sostenendo questi colori, e chi ha visto la propria libertà limitata. Ma bisogna altresì essere pronti a dare battaglia a questo gestore in ogni sede, come ci sarà possibile. Il popolo laziale deve tornare a far sentire la propria voce. Tornare uniti e compatti come un tempo; è l'unica speranza che abbiamo per tornare a contare qualcosa a livello istituzionale.

TUTTO PER LA LAZIO, NIENTE PER LOTITO!


lunedì 23 luglio 2012

Lotito e i media


I rapporti tra la Lazio e il mondo del giornalismo e dei media in generale non è mai stato idilliaco, questo i laziali lo sanno bene. Il tentativo di mettere da parte, isolare, denigrare e annichilire questa società da parte dei media è una cosa arcinota a tutti i laziali, e risale ad anni ed anni addietro, quando nelle intenzioni delle istituzioni c'era il progetto (fallito nel 1927 con la mancata fusione) di creare a Roma un'unica società calcistica di rilievo.

Ma questi discorsi li conosciamo; arriviamo al presente. Ciò che stiamo assistendo nella Lazio di Lotito ha veramente dell'incredibile e del paradossale. Ad osservare la situazione da fuori sembrerebbe quasi che ci sia un progetto studiato dietro l'allontanamento totale della Lazio dal mondo dei media (mondo per molti versi deprecabile ma essenziale per una società che vuole e deve rapportarsi col mondo esterno). Invece tutto ciò è da attribuirsi banalmente alla totale incapacità del gestore della Lazio; al suo comportamento sbruffone, egocentrico, da furbetto del quartierino.
Inutile stare qui ad elencare tutte le volte che per causa sua la Lazio è stata derisa (sia chiaro, i media non si fanno certo scappare l'occasione che Lotito gli serve su un piatto d'argento). Potrei citare le prese per i fondelli a SKY, con Mauro, Sconcerti e via dicendo.

Di recente abbiamo dovuto assistere anche allo squallido comportamento di Lotito a Sportitalia dove, invitato dal conduttore Criscitiello (che mi suscita tutt'altro che simpatia) a partecipare alla trasmissione, si è presentato con più di 40 minuti di ritardo. Ecco qui un estratto per chi si fosse perso l'ennesima performance del nostro claudio:
http://www.youtube.com/watch?v=uG-PMVMzcxo

Insomma, la Lazio continua ad essere trattata a pesci in faccia in ogni mezzo d'informazione, che sia carta stampata, tv o radio.
Per porre rimedio a tutto ciò il buon Lotito ha pensato bene ad mossa strategica degna dei peggiori regimi esistenti al mondo. Per ovviare alle problematica di comunicazione della Lazio col mondo esterno è stata creata a Formello una sorta di "regime della Korea del Nord" che dovrebbe essere predisposto a filtrare qualsiasi informazione passi dall'interno di Formello verso l'esterno.

Ebbene, dopo proclami, ritardi, slittamenti e lentezze varie, ecco che la "macchina della comunicazione lotitiana" sembra pronta a scendere in campo!
Dal prossimo anno la LazioStyle radio diventerà a tutti gli effetti operativa (sin'ora valeva meno di una radio studentesca della provincia di catanzaro). Dopo l'acquisto di un pezzo da novanta come Cristiano Cesarini, che lascia Radiosei per approdare alla corte di Lotito, si attendono nuovi innesti nella radio che nelle intenzioni di Lotito dovrebbe diventare il punto di riferimento radiofonico del tifoso della Lazio. Lo so, sembra una barzelletta detta così, ma queste sono le sue intenzioni.

Alla radio dovrebbe aggiungersi anche la LazioStyle TV. Anch'essa annunciata da ormai tempo immemore, sembra possa aprire i battenti prossimamente. Così, con la tv e la radio a pieno regime, Lotito potrà finalmente attuare quel piano che da anni brama di attuare ma che fin ora ha solo potuto abbozzare: creare un unico canale, sotto il suo controllo assoluto, attraverso il quale filtrare verso l'esterno ogni singola notizia del mondo Lazio. Tutto dovrà attenersi alle volontà del padrone. Non una critica, non una notizia che possa destabilizzare o mettere in luce le magagne di Formello.

Sin'ora diciamo che ha svolto un buon lavoro dal suo punto di vista. E' riuscito ad assoggettare quasi tutti i media sotto il suo controllo, tramite minacce ai giornalisti e alle redazioni, arrivando al punto di riuscire a fare licenziare quei giornalisti a lui scomodi. Ha assoggettato la radio di riferimento del tifoso laziale, radiosei, ricattandola dal punto di vista economico: niente più interviste a calciatori e staff della Lazio se fosse passata una linea editoriale ostile alla società. E si sa, una radio che dà meno notizie fa meno ascolti, e meno ascolti equivalgono a minori entrate. Ed ecco fatto che è arrivata, puntuale come un orologio, la sponsorizzazione delle maglie della Lazio della stagione 2011-2012 proprio su radiosei.

Ma adesso Lotito è pronto a cambiare nuovamente le carte in tavola: niente più collaborazioni con altre radio o altre tv (anche se in parte assoggettate a lui). Tutto dovrà passare per la radio e la tv di regime. Iniziano a vedersi i primi scricchiolii in questo senso. Chi fino ad oggi, con il suo appoggio alla società, si vedeva garantito il pane quotidiano, adesso vede i propri piani rivoluzionati e di conseguenza inizia a cambiare rotta.

Già si cominciano a sentire i primi malumori nelle radio dell'etere romano. Sono solo i primi segnali di ciò che accadrà a breve. Da questo punto di vista sarà divertente osservare due vecchi amici scannarsi l'un l'altro. Lotito come ovvio che sia ostacolerà in ogni modo l'attività delle altre emittenti radiofoniche che parlano di Lazio, dal momento che fanno concorrenza alla sua: non concederà più interviste, o se lo farà sarà in cambio di qualcosa di sostanzioso. Farà arrivare meno notizie possibili cercando così di battere la concorrenza.
Stesso discorso varrà per la tv.

Così facendo la Lazio si troverà ancor più arroccata su se stessa e isolata dal mondo esterno. Più solida forse internamente, ma è solo apparenza, e fragilissima all'esterno. Che credibilità possono avere una radio e una tv prive di contraddittorio, di dibattito, di vera e libera informazione?
Diventano solo degli spot (negativi) per la società stessa che nulla danno al tifoso, se non falsità e bugie.

Sarà divertente aspettare seduti, sulla riva del fiume, che passi il cadavere del nemico. Noi resteremo a guardare, mentre quelli che fino a ieri erano "pappa e ciccia" si sbraneranno vicendevolmente lottando per la sopravvivenza.

Al peggio non c'è mai fine!

venerdì 20 luglio 2012

Solo la politica può...


E' inutile che ci giriamo intorno, la liberazione della Lazio dal gestore passa e deve passare inesorabilmente da una volontà politica. In questi anni se ne sono sentite di tutti i colori nei momenti caldi della contestazione: abbiamo assistito alla triste vicenda della cordata Chinaglia, passando poi per le voci di possibili interessamenti da parte di vari imprenditori di turno, da Mario Moretti Polegato a Bertarelli.

La storia è un po' più complessa e al tempo stesso più semplice di ciò che si pensa. La Lazio fu acquistata da Lotito nel 2004 per volere della politica (tutti conosciamo il ruolo che ebbe l'ex presidente della Regione Lazio Storace) e del potere bancario, ovvero Capitalia (oggi Unicredit). La Lazio venne presa da Lotito con i crediti che vantava nei confronti della Regione Lazio, circa 20 milioni di euro, e quindi senza sborsare di tasca un solo centesimo.

Lotito è un uomo della politica. E' un uomo delle banche. Per farla breve, è un uomo dei poteri forti. All'epoca furono molti gli imprenditori interessati a prelevare le quote di maggioranza del nostro club, ma tra tutti quanti venne scelto proprio Lotito.
Molti ne fanno solo una questione politica, riferendosi all'area geopolitica in cui è inserito Lotito, che avrebbe spinto per mettere un suo uomo a guida della Lazio. Ovviamente mi sto riferendo al PDL. Beh, in realtà le cose non stanno proprio così. Lotito è sì un uomo che orbita in quell'area politica, ma sarebbe riduttivo pensare che solo il PDL abbia spinto affinché Lotito divenisse il presidente della Lazio. Lotito è ben visto da tutte l'arco istituzionale italiano perché è una persona molto affidabile per le istituzioni. E' un forte coi deboli e deboli coi forti, un prototipo perfetto per chi dall'alto intende governare e giostrare il gioco a suo piacimento.

Il calcio riveste un ruolo molto importante in Italia, non solo perché girano tanti soldi ma anche perché mobilita un numero considerevole di persone, ovvero cittadini e quindi "voti". Molti hanno sfruttato il calcio per creare consenso, basti pensare ai vari Agnelli o Berlusconi. Altri si sono tuffati nel calcio perché attirati dalla mole di denaro che gira nel calcio.
Ecco, Lotito riassume un po' tutte e due queste figure.

Lotito in questi 8 anni è stato un umile servitore del sistema bancario e politico italiano. Ovviamente, in tutto ciò, ha avuto la sua fetta di ricompensa. Grazie alla Lazio ha fatto una montagna di soldi, si è fatto moltissima pubblicità e sta portando avanti il suo progetto "folle" di costruire migliaia di unità abitative attorno alla costruzione dello stadio, progetto che al 99% gli sarà impedito a Roma ma che al contrario, con buone probabilità, porterà a termine a Salerno.

In questi anni ne abbiamo veramente sentite di tutti i colori. Ci siamo dovuti sorbire pagliacci delle radio e del giornalismo romano che ci hanno raccontato per anni che acquirenti per la Lazio non ce ne erano, che investire nella Lazio portava solo danni economici, che se c'era qualcuno interessato bastava farsi avanti e si sarebbe potuto comprare la Lazio.

Quante idiozie!
Se investire nella Lazio fosse davvero un investimento controproducente, non si capisce perché Lotito ci tiene così tanto al suo 67% di quote. Ah già, che stupido... lui lo fa per passione!
Se di imprenditori interessati in questi anni ce ne sono stati non lo sapremo mai. Sappiamo per certo che se ci sono stati, sono stati allontanati. D'altronde lo stesso Lotito qualche tempo fa si fece scappare che la Lazio era una società appetibilissima e con molte richieste, salvo poi rimangiarsi tutto quanto gli venne conseguentemente chiesto di mettere la società in vendita e vedere se c'era qualcuno disposto a prelevarla. Ovviamente lui rispose che non c'erano acquirenti e che il suo progetto era di portare la Lazio al vertice. Eh certo...

Dopo 8 anni da ostaggi, forse qualcosa all'orizzonte comincia a muoversi. Innanzitutto c'è la questione Salernitana: sappiamo bene che l'obiettivo principale di Lotito è la speculazione edilizia legata al "progetto stadio", cosa che a Salerno gli sarà probabilmente permessa e a Roma no. Inoltre non potrà tenere due società importanti come Lazio e Salernitana (con le dovute proporzione, si intende) e quindi, per quanto cerchi e cercherà di aggirare la legge, alla fine sarà costretto a scegliere. Inoltre in Italia si stanno aprendo prospettive politiche e sociali diverse da quelle che hanno caratterizzato gli ultimi 20 anni di questo paese. La classe politica che ha tenuto botta sino ad oggi sta perdendo colpi, l'Italia si trova di fronte alla necessità di intraprendere una serie di aperture al mondo economico che altri paesi, vedi in particolare l'Inghilterra, hanno intrapreso da anni. E non può più rimandare.

La Lazio è una società appetibile per chi, munito di capitali freschi, ha voglia di investire in Italia per aprirsi un nuovo mercato. E la politica, che fin ora è riuscita ad arginare quest spinta dall'esterno, non ha più la forza politica per farlo, né il tessuto imprenditoriale italiano ha più la forza economica per farlo. Il calcio è una vetrina importante ed apre tante porte.

Il calcio, e conseguentemente la Lazio, sono un bel giocattolo... ma bisogna stare attenti che il giocattolo non si rompa. Chi gestisce il potere politico ed economico in questo Paese non può tirare troppo la corda, soprattutto se questa corda, come sta accadendo adesso, è diventata troppo sottile. Se la corda si spezza sono guai.

Figurativamente possiamo dire che i corridori sono ai posti di blocco, adesso tocca al giudice di gara dare il via alla corsa. Ma finché non lo farà, la corsa non potrà avere inizio.
E per quanto i corridori possano intimare il giudice a dare il via, la pistola ce l'ha in mano lui, e solo lui può tirare il grilletto.

Tirate questo grilletto e date il via alla corsa!
Certo, potete anche non farlo, ma state attenti.... perché se il pubblico si stufa e vi toglie la pistola dalla mano, poi l'unica cosa che vi resta da fare è scappare.

Scappare senza voltarsi indietro!


mercoledì 11 luglio 2012

Perché Lotito ha preso la Salernitana

Come tutti sapete da ormai 1 anno Lotito oltre ad essere il gestore della Lazio è diventato anche il proprietario della Salernitana, fallita l'anno scorso e ripartita quest'anno dalla serie D con una nuova gestione societaria composta dal duo Lotito-Mezzaroma.

Molti si sono domandati in questi mesi per quale motivo Lotito si sia spinto in questa avventura, dal momento che da proprietario della Lazio ha tutta la pubblicità di cui necessità e può speculare in lungo e in largo come ha fatto e come fa da ormai 8 anni. La ragione che sta dietro questa scelta imprenditoriale è molto semplice, e risiede nei fatti accaduti recentemente: circa un anno fa è stata approvata la legge sugli stadi in cui vengono stabiliti nero su bianco quelli che sono i parametri entro i quali i presidenti delle società di calcio possono muoversi nella costruzione degli stadi.

Ebbene, senza dilungarci troppo su quelle che sono le caratteristiche della legge, diciamo subito che certe disposizioni hanno fatto saltare qualche piano a "Sor Claudio". Come mi auguro la maggior parte di voi saprà, il motivo principale per cui Lotito ha acquistato (in combutta con la politica romana e unicredit) la SS LAZIO è essenzialmente legato alla possibilità di costruire una vera e propria cittadella (con annessi palazzi, ristoranti, cinema e quant'altro, che ben poco hanno a che spartire con il calcio) sui terreni di sua proprietà, sulla Tiberina, che gli permetterebbero di effettuare una vera e propria speculazione edilizia degna dei peggiori palazzinari romani dei primi anni '50. Una roba da malavita organizzata per intenderci.

Tutto ciò avrebbe rappresentato il cosiddetto "affare della vita" per Lotito, dal momento che i soli terreni, passando da agricoli ad edificabili, avrebbero visto il proprio valore aumentare di 10 volte, passando dai 100mln al quasi miliardo di euro di valore! Senza considerare poi tutto il resto delle speculazioni annesse, con vendita di palazzi, ristoranti, cinema e quant'altro... una vera e propria città di 20 mila abitanti. Roba da far gelare i polsi! Sfortunatamente per lui, la legge sugli stadi ha vietato definitivamente ogni forma di speculazione di questo genere, oltre a vietare, come è normale che sia, la costruzione degli stadi su terreni a rischio esondazioni (come è quello sulla Tiberina).

Lotito erano anni che entrava e usciva dai palazzi che contano della politica, ma questa volta ha fatto il passo più lungo della gamba. Nessun palazzinaro, nessun politico, nessun presidente di calcio avrebbe mai permesso a Lotito di fare ciò che voleva fare; e che gli altri sono tutti fessi? Solo lui è furbo e intelligente? Gli appoggi politici di cui gode Lotito non sono stati sufficienti per permettergli di portare a termine il suo piano. Ma Lotito si sa, sarà un piottaro, un cialtrone, un "macellaio arricchito", ma fesso non è, e già da tempo aveva capito che tirava cattiva aria e così si è tutelato. Il fallimento della Salernitana, squadra dal passato importante, con una tifoseria dai numeri altrettanto importanti e soprattutto una città come Salerno, del sud Italia, in Campania, rappresentava un'occasione più unica che rara per portare avanti il suo progetto... e non se l'è fatta scappare! Certo, la Salernitana non è la Lazio, Salerno non è Roma, la tifoseria Salernitana non avrà i numeri di quella Laziale, ma è pur sempre una realtà importante nella quale poter realizzare importanti profitti. L'idea di una cittadella a Salerno con annesse speculazioni edilizie avrebbe avuto certamente l'appoggio della politica locale, e certamente avrebbe destato molto meno rumore e creato meno malumori di una cittadella megagalattica a Roma. E così è stato.

Quest'anno la Salernitana ha ottenuto la promozione in Lega Pro ma la situazione si fa più interessante del previsto: moltissime squadre di Lega Pro si trovano in grandi difficoltà e molte non hanno neanche presentato le carte necessario per iscriversi al campionato. Di fronte a questo scenario sembra ormai certa la riforma della ex serie C, che permetterebbe alla Salernitana di usufruire di un inaspettato e piacevolissimo doppio salto di categorie, che le permetterebbe già da quest'anno di lottare per tornare in Serie B. Lotito sa perfettamente che con la situazione nella quale si trova il calcio italiano oggi, società come la Salernitana hanno tutto per arrivare anche in Serie A. Basti pensare a realtà come l'Udinese, il Chievo, lo stesso Pescara e via dicendo. E a quel punto, il sogno di una cittadella si farebbe più concreto che mai. In questo senso, anche molti laziali si domandano che motivo avrebbe Lotito, un giorno, se si trovasse di fronte a una scelta obbligata, di scegliere di tenersi la Salernitana al posto della Lazio.

La risposta a questa domanda l'avete già avuta leggendo quanto sopra descritto. Di fronte alla possibilità di una speculazione edilizia di quelle proporzioni, non c'è Lazio, Milan, Real Madrid o Barcellona che tengano! Proprio in merito a ciò, il 30 giugno scorso scadeva il termine ultimo entro il quale Lotito avrebbe dovuto comunicare quale società tenere tra la Lazio e la Salernitana. Lotito ha lottato con tutte le sue forze affinché la norma che obbliga i presidenti a controllare non più di una società calcistica fosse abrogata, ma così non è stato.

Gli è stata invece concessa una proroga di 6 mesi. Il 30 Dicembre Lotito si troverà di nuovo di fronte a questa scelta. E questa volta difficilmente gli sarà concessa un'altra proroga......

venerdì 6 gennaio 2012

La Comunicazione Asservita



Si dice che quando si supera un problema se ne esca rafforzati. Probabilmente è proprio ciò che è successo a Lotito a seguito degli anni della contestazione feroce allo stadio e nei mezzi di comunicazione.

Quando arrivò alla Lazio, il gestore non aveva ancora capito l'importanza che ricopre in una società calcistica la "comunicazione". Probabilmente pensava di poter gestire la Lazio come ha sempre fatto con le sue società; ma in una società di calcio le cose funzionano diversamente. In una società sportiva non si produce niente, non si vende niente. La società di calcio ha a che fare con le passioni e le emozioni della gente, è questa la sua ricchezza, senza le quali varrebbe meno della gelateria che avete sotto casa, che perlomeno vende un "bene" di un qualche nutrimento come il "gelato". Appurato ciò, non è difficile capire quanto importante sia la "comunicazione" in tutto questo sistema; il messaggio che si trasmette alla gente, ciò che gli si fa credere, diventa parte integrante e fondamentale di tutto questo meccanismo.

Un esempio lampante di quanto sto dicendo lo ritroviamo nell'intercettazione telefonica tra Lotito e il giornalista Ilario Di Giovambattista, dove il noto giornalista suggerisce a Lotito di "dare du calle ai tifosi", perché è così che funziona, "ti devi fare furbo" gli dice; secondo Di Giovambattista i tifosi sono dei creduloni ai quali non bisogna dire la verità.
E Lotito, a quanto pare, deve aver apprezzato parecchio questo consiglio.

Oggi il gestore ha capito che il mestiere del presidente di una squadra di calcio non è molto diverso da quello del politico di turno: entrambi gestiscono molti soldi, entrambi hanno a che fare con gli umori delle masse, entrambi vendono "sogni" o, per dirla come Di Giovambattista, "calle".
Difatti si è attrezzato. Il tifoso medio, quello che noi chiamiamo "lazialone", non ha bisogno della verità per darti fiducia, non va a guardare il contenuto, si accontenta dell'involucro; se il pacchetto è ben confezionato lui sarà soddisfatto, anche se poi ciò che sta dentro il "pacco" è roba marcia o di poco valore.

Per "impacchettare" un buon prodotto, in una società di calcio che vive per l'appunto di umori, passioni, emozioni, è necessaria una comunicazione che possa stordire il tifoso medio e convincerlo a credere ciò che si vuole. E allora ecco che entrano in azione i vari Buzzanca, Pantano, Salomone, Di Giovambattista, De Angelis e compagnia. Oggi Lotito è riuscito ad impadronirsi di quasi tutto l'etere romano e quei pochi che hanno scelto di rimanere autonomi, indipendenti e liberi si ritrovano emarginati, in difficoltà o addirittura fuori dal sistema.

Gestire l'intera macchina della comunicazione ai più sembrerebbe impresa impossibile, invece, se sei il presidente di una società di calcio che vanta migliaia e migliaia di tifosi e che gestisce milioni e milioni di euro, la cosa è più facile a farsi che a dirsi.
Pensate quanto potere possa esercitare Lotito nei confronti di quelle radio che vivono di notizie sulla Lazio. Si può tranquillamente dire che il "pane quotidiano" queste emittenti lo trovino tutti i giorni "sulla via di Formello". Notizie, scoop di mercato, interviste ai giocatori, al tecnico, formazioni, inviti autorizzati, se non addirittura direttamente denaro tramite la sponsorizzazione di prodotti della SS Lazio stessa, come avvenuto ad esempio per le nuove magliette di questa stagione, sponsorizzate da Radiosei.
Di soldi ne girano, e parecchi.

Ora, arriviamo al punto. Da qualche anno a questa parte siamo costretti ad assistere ai soliti teatrini messi in scena da questi pseudo-giornalisti, comunicatori, del mondo Lazio, che ci tengono tanto ogni volta a sottolineare la loro lazialità, come se avessero la coda di paglia. A mio avviso, se sei un laziale vero, non c'è bisogno di doverlo sottolineare ogni volta e in ogni occasione; chi lo fa è perché evidentemente ha la coscienza sporca e deve convincere il laziale medio che lo ascolta che ciò che sta dicendo è autentico, perché esce dalla bocca di uno che la Lazio ce l'ha a cuore. Ma loro la Lazio non l'hanno a cuore per niente. E allora ecco che De Angelis se ne esce coi suoi racconti d'epoca, che ci narra di quella volta che da ragazzino è partito in trasferta insieme al padre (queste cose colpiscono molto il lazialone medio, che di solito la Lazio la segue solo in casa e nei match di cartello); oppure Buzzanca e Pantano che ci martellano ininterrottamente con notizie sulla Roma, su Totti, sfottendo i dirimpettai e coltivando una becera cultura antiromanista che non appartiene al laziale, che la Roma l'ha sempre guardata dall'alto in basso, che l'ha sempre considerata come figlia di un Dio minore, una tifoseria di immigrati bori.
Poi c'è Salomone, che ci racconta le solite cazzate, come quella sui "matrimoni misti" (cioè tra un/a laziale e un/a romanista) che secondo le sue teorie aumenterebbero le liti familiari. Anche questa, come per le storielle di De Angelis, fa molto "laziale", fa un grande effetto agli occhi del lazialone. Ma soprattutto tutto ciò, serve a distogliere l'attenzione dai problemi reali del mondo Lazio.

Quando poi non è più possibile evadere la problematica, ecco che entra in scena la seconda fase del teatrino. Allora ecco che, per esempio, quando la Lazio sembrava essere con un piede e mezzo fuori dall'Europa League, la comunicazione cominciò a preparare l'ambiente, in modo da rendere meno traumatica la prematura uscita, per evitare che potessero nascere malcontenti nell'ambiente, se non addirittura contestazioni. Ecco dunque che i "servitori del gestore" se ne uscirono con frasi del tipo:
- "Andare in Europa League non ha senso, è solo un peso per il campionato" [Buzzanca]
- "Sarei contento, anzi mi auguro, che la Lazio esca dall'Europa League" [Salomone]
- "Per lottare per vincere il campionato, fare l'Europa League diventa impegnativo... guardate la Juventus che sta lassù... se a Gennaio stiamo lì ci dobbiamo sperare" [De Angelis]

Poi si arriva alla fase del calciomercato. Qualche mese prima, per caricare emotivamente l'ambiente, si cominciano a far uscire nomi altisonanti (un po' come avviene dall'altra sponda del Tevere, cose che da noi fino all'era Lotito non sono mai capitate): Diarra, Lugano, Podolski etc etc. Arrivati poi alla fase culmine del calciomercato, ecco che la comunicazione asservita comincia a buttare lì frasi del tipo:
- "Eh ma la squadra è compatta, il gruppo è unito, c'è coesione, perché andare a rovinare questa coesione con degli acquisti?"
- "Ma che ne sappiamo noi che andando a comprare nuovi giocatori, poi questi renderanno meglio di quelli che già abbiamo"
- "I giocatori presi a Gennaio hanno troppo poco tempo per ambientarsi... c'è il rischio di rompere certi ingranaggi già collaudati"

Quando poi la situazione diventa difficilmente controllabile e qualcuno comincia a realizzare come stanno realmente le cose e qualche tifoso inizia ad alzare la voce, la comunicazione sfodera il suo asso nella manica, cercando di colpire direttamente al cuore il laziale all'ascolto:
- "Se contestiamo daremo degli alibi alla squadra, non dobbiamo disunirci, andiamo tutti allo stadio a sostenere la Lazio, la maglia è la maglia, la Lazio è la Lazio!"
- "Chi non sostiene la Lazio, chi non va allo stadio, NON E' DELLA LAZIO! Guardate i tifosi del Napoli, quelli sì che danno sostegno alla squadra... se la Lazio non dovesse qualificarsi in Champions la colpa sarebbe dei tifosi!"

Ecco le famose patenti di Lazialità che qualche comunicatore pseudo-laziale, pagato per parlare di Lazio, pretenderebbe di dare. E allora chi non appoggia questa società NON E' DELLA LAZIO, chi prova ad essere una voce fuori dal coro viene subito tacciato di essere un eretico, uno che non vuole bene alla Lazio, se non addirittura un romanista!
Questo è il tifoso che vuole creare Lotito e per farlo ha bisogno dell'aiuto della comunicazione. Un tifoso che paga il proprio biglietto, incita la squadra, e poi mesto mesto se torna a casa, sempre col sorriso sulla bocca, qualsiasi cosa accada, qualsiasi porcata possa essere perpetrata da questo gestore ai danni della Lazio, della lazialità, dello stile lazio e dei tifosi della Lazio... perché come dicono loro "a lazio è aaa lazio".

Bisogna dare atto a Lotito che è stato molto abile e scaltro. Ha imparato in breve tempo come gestire la comunicazione e quindi l'umore dei tifosi. E' riuscito a convincere la gente che lui è un benefattore, uno che ha salvato la Lazio, che chi l'ha contestato e lo continua a contestare sia solo uno con interessi personali.

Se pensa però di aver vinto la partita si sbaglia di grosso. I laziali che ancora non si sono fatti abbindolare dalle sue parole da "finto prete" ancora ci sono e prima o poi torneranno a far sentire la loro voce. La verità prima o poi verrà a galla e chi in questi anni è vissuto costruendo castelli di sabbia, vendendo aria fritta e prendendosi gioco del laziale, rimarrà con un pugno di mosche in mano!

CHI TACE ACCONSENTE, LOTITO VATTENE!


giovedì 29 dicembre 2011

Non può esistere indifferenza



Quando sento qualcuno parlare di indifferenza nei confronti dell'attuale gestore della SS Lazio 1900, gli unici due pensieri che mi vengono in mente sono o che si è in malafede, oppure che si vive in uno stato di ignoranza tombale.
L'indifferenza è un sentimento che nasce nei confronti di qualcuno che non si ritiene degno della nostra attenzione, qualcuno il cui operato non ci tocca minimamente e al quale non si vuole dare troppa importanza.

Bene, questo non è il caso di Claudio Lotito. Da quanto tempo ormai siamo costretti a sentire laziali proferire frasi del tipo "La Lazio è la Lazio, con o senza Lotito"... "La maglia è la maglia"... "Io vado allo stadio a vedere la Lazio, non Lotito"... "Ma tu tifi la Lazio o Lotito?"... per non parlare di quei laziali, o presunti tali, che si sono permessi in questi anni di infangare il glorioso nome del più grande presidente della storia della Lazio, Sergio Cragnotti, per elogiare quel pagliaccio, quel finto prete, di Lotito, incensandolo per aver "salvato aaa Lazio".
Quanta tristezza.

E' opportuno che si faccia chiarezza, ripercorrendo in senso cronologico questi lunghi e tristissimi 7 anni e mezzo di presidenza "lotitiana".
- Partiamo dal fatidico giorno dell'insediamento dell'impostore, il 19 Luglio 2004. In questi anni ne abbiamo sentite di tutti i colori: che Lotito avesse rilevato una società praticamente già fallita, che Lotito avesse rischiato milioni e milioni di euro per salvare la Lazio, che Lotito avesse addirittura coperto con soldi propri i buchi della società e, cosa davvero incredibile, che fosse merito suo se la Lazio ha potuto usufruire della cosiddetta legge "spalma-debiti", che ci ha permesso di diluire in 23 anni il debito con l'Erario.
Niente di più falso!

Nell'estate del 2004, quando si era alla ricerca di un imprenditore che rilevasse la società, i pretendenti erano molteplici. Per non allungare troppo il discorso, citerò soltanto il nome che uscì su tutti i giornali come prossimo presidente della Lazio, Piero Tulli, grande tifoso laziale. Tulli aveva già dato tutte le garanzie necessarie, ma all'ultimo istante Unicredit, sotto la spinta dell'ex presidente della Regione Lazio Storace, decise che la Lazio sarebbe finita nelle mani di Lotito.
La Regione aveva appalti con le società di pulizie di Lotito, le quali vantavano crediti per circa 20 mln di euro verso la Regione stessa. E fu proprio così che la Lazio finì nelle mani di Lotito senza che quest'ultimo versasse neanche 1€ di tasca propria.

Di lì a poco, grazie ad una legge già esistente e grazie alle pressioni esercitate da tutta la tifoseria (e dagli IRRIDUCIBILI in particolare), la Lazio ottenne l'ok alla rateizzazione del debito con l'Erario.

- Apriamo un altro capitolo, quello dell'OPA, o meglio della non-OPA, dell'aggiotaggio, grazie al quale Lotito è riuscito a impadronirsi delle quote di maggioranza della Lazio senza la necessità di lanciare l'OPA (offerta pubblica di acquisto). Non molti sanno che poco meno di 2 anni fa i giudici della Seconda sezione penale del tribunale di Milano "hanno condannato il presidente della Lazio, Claudio Lotito, a due anni di reclusione e al pagamento di 65 mila euro di multa. Un anno e otto mesi di carcere e 55 mila euro di multa è invece la pena inflitta dal tribunale al costruttore Roberto Mezzaroma. I due erano accusati di aggiotaggio manipolativo e informativo e di ostacolo all'attività agli organi di vigilanza."
Secondo l'accusa, infatti, il costruttore avrebbe acquistato il 30 giugno 2005, un pacchetto del 14,6% di azioni della Lazio, per conto dell'attuale presidente del club biancoceleste. Attraverso questa interposizione, che avrebbe tratto in inganno il mercato, Lotito avrebbe evitato di entrare in possesso del 30% delle azioni della società, percentuale che costringe al lancio di una Opa.
E così Lotito ha potuto continuare a controllare la società, a fare i suoi sporchi interessi, senza sborsare un solo euro!

- Come dimenticarsi poi di quanto accaduto appena un anno dopo, nell'estate del 2006, quando la Lazio, a causa delle telefonate di Lotito, è stata coinvolta in Calciopoli.
Lo spettro della retrocessione d'ufficio in serie B, poi la semplice penalizzazione e l'esclusione dalla Coppa Uefa conquistata sul campo dagli uomini di Delio Rossi. A seguito dei noti eventi il mese scorso è arrivata l'ennesima condanna per Lotito, la cui fedina penale è più sporca di quella di Totò Riina, che il Tribunale ha ritenuto colpevole di frode sportiva e l'ha condannato a una pena di 1 anno e 3 mesi e 25 mila euro di multa.

- Sempre del 2006, ma stavolta il 13 Ottobre, abbiamo assistito all'ennesimo scempio da parte di questo personaggio nei confronti della Lazio e in particolare dei suoi tifosi. L'arresto dei 4 capi ultrà laziali, i capi storici degli IRRIDUCIBILI (Toffolo, Diabolik, Yuri, Paolo), segna forse una delle pagine più brutte della presidenza lotitiana. Per la prima volta nella storia di questo ultracentenario club, si assiste ad un attacco frontale da parte del presidente della società ai suoi tifosi! I fatti del processo hanno messo in luce quanto sporco e falso sia questo personaggio, che è arrivato al punto di falsificare, mistificare e inventare "minacce e estorsioni" mai esistite e prontamente sbugiardate. Tutto ciò per infliggere un colpo netto a chi, fino a quel momento, aveva contestato il suo operato, come è normale accada in tutti i paesi democratici.
Ma lui si sa, democratico non lo è, né mai lo sarà!

Cosa possiamo aspettarci da un personaggio che è arrivato a dire che i tifosi della Lazio gli "possono fare un malloppo di b*******", che i trofei della Lazio "non valgono un c****", che lui "sul Flaminio ci piscia sopra", e via discorrendo.

- Prendendo spunto da quest'ultima frase, introduciamo un altro argomento che tanto ha fatto discutere: la questione stadio.
Non tutti sono informati su come funzionino certe dinamiche, per cui è bene chiarirlo. E' arcinoto che Lotito prese la Lazio con lo scopo principale, oltre a quello di lucrare denaro qua e là e a farsi un bel po' di pubblicità, di speculare sulla costruzione dello stadio di proprietà, o meglio "cittadella della Lazio". Proprio così. Come dimenticarsi le battaglie per portare la Lazio a Valmontone qualora il Comune di Roma non avesse deliberato nel giro di poco tempo dei piani regolatori che permettessero alla Lazio di costruire il proprio impianto all'interno del raccordo anulare?
Tranquilli, si trattava di una semplice strategia mediatica. Lotito sapeva benissimo che portare la Lazio a Valmonte, oltre che impraticabile, sarebbe stato deleterio per il suo progetto. Il suo intento era un altro: voleva sollevare con questo abile ricatto l'opinione pubblica laziale, che sappiamo muovere molti voti, a ribellarsi contro le autorità politiche in modo da indurle ad accettare il suo piano di costruzione dello stadio sui suoi terreni, sulla Tiberina.

Ovviamente il laziale, come sempre, ha dimostrato grande maturità e intelligenza e non è cascato nel tranello dell'impostore. Invece che scagliarsi contro la politica, si è scagliato contro Lotito, che così ha inizialmente desistito nel suo diabolico piano. Inizialmente, però. Certo, perché l'idea di costruire una cittadella con annessi palazzi, alberghi, case, e immobili vari non gli è mai passata di mente; d'altro canto l'affare è di quelli da far accapponare la pelle.
Basti pensare che i terreni sulla Tiberina di proprietà di Lotito, che ricordiamo essere terreni a rischio esondazione e non edificabili, hanno un valore stimato di circa 100 milioni di euro. Se per decreto del Comune fossero resi edificabili, immediatamente vedrebbero il proprio valore aumentare 10 volte, arrivando alla modica cifra di 1 miliardo di euro! E il tutto senza considerare le speculazioni immobiliari annesse.

Per fortuna, 2 mesi fa circa, è arrivata la tanto attesa "legge sugli stadi", che ha messo nero su bianco le modalità con le quali le società di calcio potranno avviare la costruzione di impianti di proprietà. La legge approvata permetterà alle squadra di calcio, se necessario, anche di costruire un centro commerciale e un albergo vicino a quello stadio, magari anche qualche unità abitativa, ma dovrà scegliere dei terreni SENZA NESSUN TIPO DI VINCOLO. Niente Tiberina, quindi. Sulla vicenda si è espresso anche il co-relatore della legge con l’on. Claudio Barbaro in sede di Commissione Cultura della Camera.
“C'è grande soddisfazione, perché è stato un lavoro difficile: abbiamo dovuto vincere molte resistenze e i tentativi da parte di qualcuno di stravolgere lo spirito dell'iniziativa, cioè quello di facilitare la realizzazione di moderni impianti con la collaborazione di comuni e società sportive. Ma nel rispetto delle regole e delle norme vigenti in materia di vincoli. Questa legge conferma che lo sport in Italia, che è una cosa seria, merita dalla politica la considerazione adeguata ad un grande fenomeno sociale, culturale ed economico”.

- Persa, almeno per il momento, la battaglia sullo stadio, Lotito non è certo rimasto con le mani in mano. Come dimenticare quanto accaduto in questi anni dove Lotito ha messo a segno numerose operazioni dove ha lucrato a danno della SS LAZIO.
Su tutte ricordiamo l'affare Zarate-Cruz. Per l'acquisto dei due giocatori entra in ballo la società inglese Pluriel Limited. Se ben ricordate, l'estate che la Lazio riscattò Zarate, Lotito si trovò a trattare lungamente con gli arabi dell'Al Saad per problemi contrattuali, dal momento che la legislazione vigente in Europa non valeva anche per i paesi extra UE, e quindi si era venuto a creare un contenzioso sul diritto di riscatto. Improvvisamente si venne a sapere che la Lazio aveva riscattato Zarate per la modica cifra ci 20,4 mln di euro.
Molto tempo dopo, il 9 Marzo 2010, si venne a sapere che la Lazio era sotto inchiesta da parte della Procura Federale per presunte irregolarità nel calcio mercato, a seguito di segnalazione della COVISOC, la Commissione per la Vigilanza sulle Società di Calcio. Secondo la COVISOC la Lazio si sarebbe impegnata a pagare una commissione di euro 14.950.000 alla società inglese Pluriel Limited per far sottoscrivere il contratto che lega Zarate alla Lazio. Il compenso predetto sarebbe pagabile in 5 anni.
Proprio così, la Lazio, oltre ai 20mln per l'acquisto del cartellino, avrebbe pagato 3mln l'anno di commissioni a questa società inglese. Società inglese che si scopre, guarda caso, essere di proprietà di un agente vicino allo stesso Lotito. Si tratta di una sorta di "mazzetta" che passa dalla Lazio all'agenzia, e dall'agenzia a Lotito, un semplice stratagemma per fregare gli azionisti e la SS LAZIO stessa!

Stessa metodologia adottata per l'acquisto di Cruz, per il quale la Lazio ha pagato alla società inglese Pluriel una commissione di 2,5mln, anche se il calciatore è giunto alla Lazio SVINCOLATO!

La lista sarebbe ancora lunga, non basterebbe un libro per raccontare tutti i mali procurati alla Lazio da questo gestore. Dall'allontanamento di Di Canio, di Pulici, di Bob Lovati, di Volfango Patarca; l'aver ripudiato il ritorno di Nesta, l'aver distrutto il settore giovanile; De Silvestri, Macheda, Faraoni... solo per citarne alcuni.

La strada dell'indifferenza verso questa persona oltre ad essere sbagliata nel principio, lo è anche nei fatti. Questo personaggio non merita la Lazio, non merita la sua tifoseria; ogni domenica con lui alla presidenza è una domenica buttata. In questa Lazio, di Lazio c'è davvero poco. La lazialità, lo stile Lazio, sono cose che non gli appartengono e non gli apparterranno mai. Tutto ciò che poteva rappresentare un'ideale, l'ideale dei padri fondatori, è stato cancellato, annientato.

La strada dell'indifferenza non ci porterà da nessuna parte. Indifferenti per cosa? Con quale obiettivo? Dove si spera di arrivare con questa presidenza? Una fortuita qualificazione alla champions league per poi dover assistere ai soliti teatrini in sede di campagna acquisti?

No, la lazialità non si baratta con un risultato. Questo soggetto va contestato a prescindere da qualsiasi risultato perché ci ha tolto la Lazio, la nostra Lazio.

CHI TACE ACCONSENTE, LOTITO VATTENE!

mercoledì 21 dicembre 2011

Inaugurazione Blog

Un saluto a tutti i laziali e agli amici della pagina Facebook "LOTITO VATTENE". Abbiamo deciso di inaugurare il Blog in modo da rendere la nostra e la vostra voce ancora più forte.

La nostra battaglia è appena agli inizi!

AVANTI LAZIALI