Questo è il dilemma, direbbe Shakespeare. Come conciliare l'amore per la Lazio con l'odio verso Lotito? E' un qualcosa su cui mi stavo interrogando in questi giorni. Certo, qualcuno la potrebbe fare facile: eh che ci vuole, ami la Lazio e quindi odi Lotito. Certo, però poi nei fatti, come comportarsi?
Sappiamo tutti che l'avvento di Lotito ha portato all'allontanamento dallo stadio di almeno 10 mila laziali che hanno fatto una coraggiosa scelta personale, quella di rinunciare alla Lazio per portare avanti la loro battaglia a chi la Lazio la sta tenendo in ostaggio da 8 anni.Per dirla alla Michele Plastino, sono i "disamorati per troppo amore". E come non capirli. Io stesso ho fatto parte per un periodo di questa schiera dei "disamorati", salvo poi riuscire a trovare un senso alla mia presenza allo stadio, che se fosse per chi scende in campo e per chi ci rappresenta come "società Lazio", sicuramente mi porterebbe a restarmene a casa e a isolarmi da tutto ciò che è il "mondo Lazio".In questi anni nella tifoseria laziale è sorta la convinzione che l'unico modo per liberare la Lazio da questa dittatura, per fare il bene della Lazio, fosse quello di abbandonare la Lazio, lasciarla sola. Teoria che, se analizzata per l'appunto "teoricamente", è tutt'altro che sbagliata.
Però, c'è un però. Perché mai i laziali dovrebbe rinunciare alla Lazio, che gli appartiene, per lasciarla in balìa del gestore? Da qualche anno ormai è stata intrapresa la strada della contestazione incentrata sullo sciopero del tifo, quindi sull'abbandono dello stadio. Col senno del poi, alla luce dei fatti, pur provando profonda stima per la decisione che venne presa all'epoca, bisogna ammettere che si è rivelata una strada sbagliata. In questi anni Lotito non si è indebolito minimamente, forte dei numerosi appoggi politici che lo sostengono, riuscendo ad andare oltre la contestazione dei tifosi, che si è manifestata sotto molteplici aspetti: lo sciopero del tifo come detto (memorabile il Lazio-Fiorentina con solo 7 mila presenti), i voti persi del centro-destra alle ultime elezioni regionali (migliaia di schede elettorali con scritto "lotito vattene") e numerosi sit-in e manifestazioni.
Nulla di tutto ciò ha portato realmente a qualcosa. L'unica entità ad essersi indebolita in questi anni di follia lotitiana è stata la Curva Nord e il mondo del tifo biancoceleste in generale. Probabilmente nella grande confusione che ha accompagnato questi anni isterici, si è un po' confuso il concetto di "contestazione", identificandola con il più specifico concetto di "sciopero". Riflettendoci un attimo, esistono varie forme di contestazione, e tra tutte quante, quella dello sciopero del tifo è quella che può sortire il minor effetto in una società di calcio. Una società di calcio come la Lazio, nel calcio delle pay-tv, può sopravvivere benissimo anche senza la presenza domenicale dei tifosi sugli spalti e senza la vendita del merchandising che, tutto compreso, ammontano a una cifra inferiore ai 20 milioni di euro. Se paragonata ai 55 milioni di euro che la Lazio incassa dai diritti televisivi, si capisce bene come Lotito se ne freghi altamente della presenza o assenza dei tifosi sugli spalti, come testimonia una sua stessa dichiarazione: "Se i tifosi ci vengono o no allo stadio a me non frega un c****!"
L'idea dello sciopero del tifo come mezzo per colpire economicamente la Lazio, e di conseguenza Lotito, è tanto romantica quanto sciocca e ingenua. Ma forse è proprio il romanticismo e l'ingenuità che caratterizza i tifosi. Questo ovviamente non sta a significare che coloro i quali fino ancora oggi stanno portando avanti la loro battaglia disertando lo stadio, sbaglino a farlo... ci mancherebbe, ognuno deve fare ciò che sente, e se non si prova piacere ad andare allo stadio, è giusto e legittimo non andarci. Ma bisogna essere consapevoli del fatto che ciò che si sta facendo non ha nulla a che vedere con una contestazione proficua o utile in qualche modo. E' una presa di posizione personale, assolutamente legittima, ma inutile ai fini della liberazione dal gestore, che è ciò che ci preme a tutti quanti.
La contestazione va portata avanti, oggi più di ieri, ma pensare ipotizzare uno sciopero generale di tutta la tifoseria oltre ad essere in sostanza inutile è soprattutto irrealizzabile. Un'utopia nei fatti. In questo scenario, che senso avrebbe per la frangia più calda e viva della tifoseria abbandonare la Lazio e lasciare lo stadio in balìa di Lotito e di quei (pochi) tifosi che lo appoggiano? Uno sciopero inutile è uno sciopero che porta con sé grossi danni. Una Curva Nord indebolita non fa che rafforzare Lotito.
Ciò che ha particolarmente tenuto banco è stata la tematica sull'impatto mediatico di un certo tipo di contestazione. Si è pensato che uno stadio vuoto avrebbe avuto un grande impatto mediatico e avrebbe costretto i mezzi d'informazione a parlarne. E qui arriva la seconda ingenuità dei tifosi. La stampa e i media in generale sono da sempre quanto di più marcio, falso e ipocrita ci sia al mondo, andando a braccetto con la politica e i poteri forti. Pensare che improvvisamente, colti da un senso di pietà, comincino una campagna mediatica per mettere in luce le problematiche della Lazio di Lotito è forse ancora più romantico e ingenuo dell'idea di lasciare un'intero stadio vuoto.
La contestazione va portata avanti, si, ma sotto altre forme. Decisamente meno utopistico e più facilmente realizzabile è uno stadio pieno, unito e compatto come ai vecchi tempi, che inveisce e urla contro questo gestore e queste istituzioni. Forme di protesta atte a colpire chi oggi appoggia e sostiene Lotito sono più facilmente percorribili e nei fatti molto più efficaci. Le strade per liberarsi di Lotito ci sono e sono diverse rispetto a quelle che si sono percorse inutilmente sino ad oggi.
E' possibile ed è giusto distinguere tra l'amore per la Lazio e l'odio verso chi la Lazio, ma soprattutto la lazialità e lo stile Lazio, ci ha in buona parte tolto. Portare avanti la nostra passione chiamata Lazio e quella contro Lotito è possibile. Ma per farlo bisogna scendere sul campo. Non si è mai visto nessuno vincere una battaglia senza essere sceso sul campo di battaglia. Se vogliamo veramente il bene della Lazio, dobbiamo tornare a sostenerla come merita. Bisogna farlo per onorare chi ha perso la vita sostenendo questi colori, e chi ha visto la propria libertà limitata. Ma bisogna altresì essere pronti a dare battaglia a questo gestore in ogni sede, come ci sarà possibile. Il popolo laziale deve tornare a far sentire la propria voce. Tornare uniti e compatti come un tempo; è l'unica speranza che abbiamo per tornare a contare qualcosa a livello istituzionale.
TUTTO PER LA LAZIO, NIENTE PER LOTITO!