
Si dice che quando si supera un problema se ne esca rafforzati. Probabilmente è proprio ciò che è successo a Lotito a seguito degli anni della contestazione feroce allo stadio e nei mezzi di comunicazione.
Quando arrivò alla Lazio, il gestore non aveva ancora capito l'importanza che ricopre in una società calcistica la "comunicazione". Probabilmente pensava di poter gestire la Lazio come ha sempre fatto con le sue società; ma in una società di calcio le cose funzionano diversamente. In una società sportiva non si produce niente, non si vende niente. La società di calcio ha a che fare con le passioni e le emozioni della gente, è questa la sua ricchezza, senza le quali varrebbe meno della gelateria che avete sotto casa, che perlomeno vende un "bene" di un qualche nutrimento come il "gelato". Appurato ciò, non è difficile capire quanto importante sia la "comunicazione" in tutto questo sistema; il messaggio che si trasmette alla gente, ciò che gli si fa credere, diventa parte integrante e fondamentale di tutto questo meccanismo.
Un esempio lampante di quanto sto dicendo lo ritroviamo nell'intercettazione telefonica tra Lotito e il giornalista Ilario Di Giovambattista, dove il noto giornalista suggerisce a Lotito di "dare du calle ai tifosi", perché è così che funziona, "ti devi fare furbo" gli dice; secondo Di Giovambattista i tifosi sono dei creduloni ai quali non bisogna dire la verità.
E Lotito, a quanto pare, deve aver apprezzato parecchio questo consiglio.
Oggi il gestore ha capito che il mestiere del presidente di una squadra di calcio non è molto diverso da quello del politico di turno: entrambi gestiscono molti soldi, entrambi hanno a che fare con gli umori delle masse, entrambi vendono "sogni" o, per dirla come Di Giovambattista, "calle".
Difatti si è attrezzato. Il tifoso medio, quello che noi chiamiamo "lazialone", non ha bisogno della verità per darti fiducia, non va a guardare il contenuto, si accontenta dell'involucro; se il pacchetto è ben confezionato lui sarà soddisfatto, anche se poi ciò che sta dentro il "pacco" è roba marcia o di poco valore.
Per "impacchettare" un buon prodotto, in una società di calcio che vive per l'appunto di umori, passioni, emozioni, è necessaria una comunicazione che possa stordire il tifoso medio e convincerlo a credere ciò che si vuole. E allora ecco che entrano in azione i vari Buzzanca, Pantano, Salomone, Di Giovambattista, De Angelis e compagnia. Oggi Lotito è riuscito ad impadronirsi di quasi tutto l'etere romano e quei pochi che hanno scelto di rimanere autonomi, indipendenti e liberi si ritrovano emarginati, in difficoltà o addirittura fuori dal sistema.
Gestire l'intera macchina della comunicazione ai più sembrerebbe impresa impossibile, invece, se sei il presidente di una società di calcio che vanta migliaia e migliaia di tifosi e che gestisce milioni e milioni di euro, la cosa è più facile a farsi che a dirsi.
Pensate quanto potere possa esercitare Lotito nei confronti di quelle radio che vivono di notizie sulla Lazio. Si può tranquillamente dire che il "pane quotidiano" queste emittenti lo trovino tutti i giorni "sulla via di Formello". Notizie, scoop di mercato, interviste ai giocatori, al tecnico, formazioni, inviti autorizzati, se non addirittura direttamente denaro tramite la sponsorizzazione di prodotti della SS Lazio stessa, come avvenuto ad esempio per le nuove magliette di questa stagione, sponsorizzate da Radiosei.
Di soldi ne girano, e parecchi.
Ora, arriviamo al punto. Da qualche anno a questa parte siamo costretti ad assistere ai soliti teatrini messi in scena da questi pseudo-giornalisti, comunicatori, del mondo Lazio, che ci tengono tanto ogni volta a sottolineare la loro lazialità, come se avessero la coda di paglia. A mio avviso, se sei un laziale vero, non c'è bisogno di doverlo sottolineare ogni volta e in ogni occasione; chi lo fa è perché evidentemente ha la coscienza sporca e deve convincere il laziale medio che lo ascolta che ciò che sta dicendo è autentico, perché esce dalla bocca di uno che la Lazio ce l'ha a cuore. Ma loro la Lazio non l'hanno a cuore per niente. E allora ecco che De Angelis se ne esce coi suoi racconti d'epoca, che ci narra di quella volta che da ragazzino è partito in trasferta insieme al padre (queste cose colpiscono molto il lazialone medio, che di solito la Lazio la segue solo in casa e nei match di cartello); oppure Buzzanca e Pantano che ci martellano ininterrottamente con notizie sulla Roma, su Totti, sfottendo i dirimpettai e coltivando una becera cultura antiromanista che non appartiene al laziale, che la Roma l'ha sempre guardata dall'alto in basso, che l'ha sempre considerata come figlia di un Dio minore, una tifoseria di immigrati bori.
Poi c'è Salomone, che ci racconta le solite cazzate, come quella sui "matrimoni misti" (cioè tra un/a laziale e un/a romanista) che secondo le sue teorie aumenterebbero le liti familiari. Anche questa, come per le storielle di De Angelis, fa molto "laziale", fa un grande effetto agli occhi del lazialone. Ma soprattutto tutto ciò, serve a distogliere l'attenzione dai problemi reali del mondo Lazio.
Quando poi non è più possibile evadere la problematica, ecco che entra in scena la seconda fase del teatrino. Allora ecco che, per esempio, quando la Lazio sembrava essere con un piede e mezzo fuori dall'Europa League, la comunicazione cominciò a preparare l'ambiente, in modo da rendere meno traumatica la prematura uscita, per evitare che potessero nascere malcontenti nell'ambiente, se non addirittura contestazioni. Ecco dunque che i "servitori del gestore" se ne uscirono con frasi del tipo:
- "Andare in Europa League non ha senso, è solo un peso per il campionato" [Buzzanca]
- "Andare in Europa League non ha senso, è solo un peso per il campionato" [Buzzanca]
- "Sarei contento, anzi mi auguro, che la Lazio esca dall'Europa League" [Salomone]
- "Per lottare per vincere il campionato, fare l'Europa League diventa impegnativo... guardate la Juventus che sta lassù... se a Gennaio stiamo lì ci dobbiamo sperare" [De Angelis]
Poi si arriva alla fase del calciomercato. Qualche mese prima, per caricare emotivamente l'ambiente, si cominciano a far uscire nomi altisonanti (un po' come avviene dall'altra sponda del Tevere, cose che da noi fino all'era Lotito non sono mai capitate): Diarra, Lugano, Podolski etc etc. Arrivati poi alla fase culmine del calciomercato, ecco che la comunicazione asservita comincia a buttare lì frasi del tipo:
- "Eh ma la squadra è compatta, il gruppo è unito, c'è coesione, perché andare a rovinare questa coesione con degli acquisti?"
- "Eh ma la squadra è compatta, il gruppo è unito, c'è coesione, perché andare a rovinare questa coesione con degli acquisti?"
- "Ma che ne sappiamo noi che andando a comprare nuovi giocatori, poi questi renderanno meglio di quelli che già abbiamo"
- "I giocatori presi a Gennaio hanno troppo poco tempo per ambientarsi... c'è il rischio di rompere certi ingranaggi già collaudati"
Quando poi la situazione diventa difficilmente controllabile e qualcuno comincia a realizzare come stanno realmente le cose e qualche tifoso inizia ad alzare la voce, la comunicazione sfodera il suo asso nella manica, cercando di colpire direttamente al cuore il laziale all'ascolto:
- "Se contestiamo daremo degli alibi alla squadra, non dobbiamo disunirci, andiamo tutti allo stadio a sostenere la Lazio, la maglia è la maglia, la Lazio è la Lazio!"
- "Chi non sostiene la Lazio, chi non va allo stadio, NON E' DELLA LAZIO! Guardate i tifosi del Napoli, quelli sì che danno sostegno alla squadra... se la Lazio non dovesse qualificarsi in Champions la colpa sarebbe dei tifosi!"
- "Chi non sostiene la Lazio, chi non va allo stadio, NON E' DELLA LAZIO! Guardate i tifosi del Napoli, quelli sì che danno sostegno alla squadra... se la Lazio non dovesse qualificarsi in Champions la colpa sarebbe dei tifosi!"
Ecco le famose patenti di Lazialità che qualche comunicatore pseudo-laziale, pagato per parlare di Lazio, pretenderebbe di dare. E allora chi non appoggia questa società NON E' DELLA LAZIO, chi prova ad essere una voce fuori dal coro viene subito tacciato di essere un eretico, uno che non vuole bene alla Lazio, se non addirittura un romanista!
Questo è il tifoso che vuole creare Lotito e per farlo ha bisogno dell'aiuto della comunicazione. Un tifoso che paga il proprio biglietto, incita la squadra, e poi mesto mesto se torna a casa, sempre col sorriso sulla bocca, qualsiasi cosa accada, qualsiasi porcata possa essere perpetrata da questo gestore ai danni della Lazio, della lazialità, dello stile lazio e dei tifosi della Lazio... perché come dicono loro "a lazio è aaa lazio".
Questo è il tifoso che vuole creare Lotito e per farlo ha bisogno dell'aiuto della comunicazione. Un tifoso che paga il proprio biglietto, incita la squadra, e poi mesto mesto se torna a casa, sempre col sorriso sulla bocca, qualsiasi cosa accada, qualsiasi porcata possa essere perpetrata da questo gestore ai danni della Lazio, della lazialità, dello stile lazio e dei tifosi della Lazio... perché come dicono loro "a lazio è aaa lazio".
Bisogna dare atto a Lotito che è stato molto abile e scaltro. Ha imparato in breve tempo come gestire la comunicazione e quindi l'umore dei tifosi. E' riuscito a convincere la gente che lui è un benefattore, uno che ha salvato la Lazio, che chi l'ha contestato e lo continua a contestare sia solo uno con interessi personali.
Se pensa però di aver vinto la partita si sbaglia di grosso. I laziali che ancora non si sono fatti abbindolare dalle sue parole da "finto prete" ancora ci sono e prima o poi torneranno a far sentire la loro voce. La verità prima o poi verrà a galla e chi in questi anni è vissuto costruendo castelli di sabbia, vendendo aria fritta e prendendosi gioco del laziale, rimarrà con un pugno di mosche in mano!
CHI TACE ACCONSENTE, LOTITO VATTENE!
CHE DIRE.....APPLAUSI.....
RispondiEliminafacciamo capire che razza di comunicazione abbiamo ormai serva di lotito.
RispondiEliminacomplimenti per il blog
lotirchio vatten!!!
RispondiEliminauna triste poesia......
RispondiEliminaLOTITO VATTENE!
https://www.facebook.com/pages/Non-Mollare-Mai/263994743678632
2020 dove siete ? la ricompensa della possibilità di vincere uno scudetto fa sparire molte ansie...e pure certi valori?
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