martedì 24 luglio 2012

Amo la Lazio, odio Lotito!


Questo è il dilemma, direbbe Shakespeare. Come conciliare l'amore per la Lazio con l'odio verso Lotito? E' un qualcosa su cui mi stavo interrogando in questi giorni. Certo, qualcuno la potrebbe fare facile: eh che ci vuole, ami la Lazio e quindi odi Lotito. Certo, però poi nei fatti, come comportarsi?

Sappiamo tutti che l'avvento di Lotito ha portato all'allontanamento dallo stadio di almeno 10 mila laziali che hanno fatto una coraggiosa scelta personale, quella di rinunciare alla Lazio per portare avanti la loro battaglia a chi la Lazio la sta tenendo in ostaggio da 8 anni.Per dirla alla Michele Plastino, sono i "disamorati per troppo amore". E come non capirli. Io stesso ho fatto parte per un periodo di questa schiera dei "disamorati", salvo poi riuscire a trovare un senso alla mia presenza allo stadio, che se fosse per chi scende in campo e per chi ci rappresenta come "società Lazio", sicuramente mi porterebbe a restarmene a casa e a isolarmi da tutto ciò che è il "mondo Lazio".In questi anni nella tifoseria laziale è sorta la convinzione che l'unico modo per liberare la Lazio da questa dittatura, per fare il bene della Lazio, fosse quello di abbandonare la Lazio, lasciarla sola. Teoria che, se analizzata per l'appunto "teoricamente", è tutt'altro che sbagliata.

Però, c'è un però. Perché mai i laziali dovrebbe rinunciare alla Lazio, che gli appartiene, per lasciarla in balìa del gestore? Da qualche anno ormai è stata intrapresa la strada della contestazione incentrata sullo sciopero del tifo, quindi sull'abbandono dello stadio. Col senno del poi, alla luce dei fatti, pur provando profonda stima per la decisione che venne presa all'epoca, bisogna ammettere che si è rivelata una strada sbagliata. In questi anni Lotito non si è indebolito minimamente, forte dei numerosi appoggi politici che lo sostengono, riuscendo ad andare oltre la contestazione dei tifosi, che si è manifestata sotto molteplici aspetti: lo sciopero del tifo come detto (memorabile il Lazio-Fiorentina con solo 7 mila presenti), i voti persi del centro-destra alle ultime elezioni regionali (migliaia di schede elettorali con scritto "lotito vattene") e numerosi sit-in e manifestazioni.

Nulla di tutto ciò ha portato realmente a qualcosa. L'unica entità ad essersi indebolita in questi anni di follia lotitiana è stata la Curva Nord e il mondo del tifo biancoceleste in generale. Probabilmente nella grande confusione che ha accompagnato questi anni isterici, si è un po' confuso il concetto di "contestazione", identificandola con il più specifico concetto di "sciopero". Riflettendoci un attimo, esistono varie forme di contestazione, e tra tutte quante, quella dello sciopero del tifo è quella che può sortire il minor effetto in una società di calcio. Una società di calcio come la Lazio, nel calcio delle pay-tv, può sopravvivere benissimo anche senza la presenza domenicale dei tifosi sugli spalti e senza la vendita del merchandising che, tutto compreso, ammontano a una cifra inferiore ai 20 milioni di euro. Se paragonata ai 55 milioni di euro che la Lazio incassa dai diritti televisivi, si capisce bene come Lotito se ne freghi altamente della presenza o assenza dei tifosi sugli spalti, come testimonia una sua stessa dichiarazione: "Se i tifosi ci vengono o no allo stadio a me non frega un c****!"

L'idea dello sciopero del tifo come mezzo per colpire economicamente la Lazio, e di conseguenza Lotito, è tanto romantica quanto sciocca e ingenua. Ma forse è proprio il romanticismo e l'ingenuità che caratterizza i tifosi. Questo ovviamente non sta a significare che coloro i quali fino ancora oggi stanno portando avanti la loro battaglia disertando lo stadio, sbaglino a farlo... ci mancherebbe, ognuno deve fare ciò che sente, e se non si prova piacere ad andare allo stadio, è giusto e legittimo non andarci. Ma bisogna essere consapevoli del fatto che ciò che si sta facendo non ha nulla a che vedere con una contestazione proficua o utile in qualche modo. E' una presa di posizione personale, assolutamente legittima, ma inutile ai fini della liberazione dal gestore, che è ciò che ci preme a tutti quanti.

La contestazione va portata avanti, oggi più di ieri, ma pensare ipotizzare uno sciopero generale di tutta la tifoseria oltre ad essere in sostanza inutile è soprattutto irrealizzabile. Un'utopia nei fatti. In questo scenario, che senso avrebbe per la frangia più calda e viva della tifoseria abbandonare la Lazio e lasciare lo stadio in balìa di Lotito e di quei (pochi) tifosi che lo appoggiano? Uno sciopero inutile è uno sciopero che porta con sé grossi danni. Una Curva Nord indebolita non fa che rafforzare Lotito.

Ciò che ha particolarmente tenuto banco è stata la tematica sull'impatto mediatico di un certo tipo di contestazione. Si è pensato che uno stadio vuoto avrebbe avuto un grande impatto mediatico e avrebbe costretto i mezzi d'informazione a parlarne. E qui arriva la seconda ingenuità dei tifosi. La stampa e i media in generale sono da sempre quanto di più marcio, falso e ipocrita ci sia al mondo, andando a braccetto con la politica e i poteri forti. Pensare che improvvisamente, colti da un senso di pietà, comincino una campagna mediatica per mettere in luce le problematiche della Lazio di Lotito è forse ancora più romantico e ingenuo dell'idea di lasciare un'intero stadio vuoto.

La contestazione va portata avanti, si, ma sotto altre forme. Decisamente meno utopistico e più facilmente realizzabile è uno stadio pieno, unito e compatto come ai vecchi tempi, che inveisce e urla contro questo gestore e queste istituzioni. Forme di protesta atte a colpire chi oggi appoggia e sostiene Lotito sono più facilmente percorribili e nei fatti molto più efficaci. Le strade per liberarsi di Lotito ci sono e sono diverse rispetto a quelle che si sono percorse inutilmente sino ad oggi.

E' possibile ed è giusto distinguere tra l'amore per la Lazio e l'odio verso chi la Lazio, ma soprattutto la lazialità e lo stile Lazio, ci ha in buona parte tolto. Portare avanti la nostra passione chiamata Lazio e quella contro Lotito è possibile. Ma per farlo bisogna scendere sul campo. Non si è mai visto nessuno vincere una battaglia senza essere sceso sul campo di battaglia. Se vogliamo veramente il bene della Lazio, dobbiamo tornare a sostenerla come merita. Bisogna farlo per onorare chi ha perso la vita sostenendo questi colori, e chi ha visto la propria libertà limitata. Ma bisogna altresì essere pronti a dare battaglia a questo gestore in ogni sede, come ci sarà possibile. Il popolo laziale deve tornare a far sentire la propria voce. Tornare uniti e compatti come un tempo; è l'unica speranza che abbiamo per tornare a contare qualcosa a livello istituzionale.

TUTTO PER LA LAZIO, NIENTE PER LOTITO!


lunedì 23 luglio 2012

Lotito e i media


I rapporti tra la Lazio e il mondo del giornalismo e dei media in generale non è mai stato idilliaco, questo i laziali lo sanno bene. Il tentativo di mettere da parte, isolare, denigrare e annichilire questa società da parte dei media è una cosa arcinota a tutti i laziali, e risale ad anni ed anni addietro, quando nelle intenzioni delle istituzioni c'era il progetto (fallito nel 1927 con la mancata fusione) di creare a Roma un'unica società calcistica di rilievo.

Ma questi discorsi li conosciamo; arriviamo al presente. Ciò che stiamo assistendo nella Lazio di Lotito ha veramente dell'incredibile e del paradossale. Ad osservare la situazione da fuori sembrerebbe quasi che ci sia un progetto studiato dietro l'allontanamento totale della Lazio dal mondo dei media (mondo per molti versi deprecabile ma essenziale per una società che vuole e deve rapportarsi col mondo esterno). Invece tutto ciò è da attribuirsi banalmente alla totale incapacità del gestore della Lazio; al suo comportamento sbruffone, egocentrico, da furbetto del quartierino.
Inutile stare qui ad elencare tutte le volte che per causa sua la Lazio è stata derisa (sia chiaro, i media non si fanno certo scappare l'occasione che Lotito gli serve su un piatto d'argento). Potrei citare le prese per i fondelli a SKY, con Mauro, Sconcerti e via dicendo.

Di recente abbiamo dovuto assistere anche allo squallido comportamento di Lotito a Sportitalia dove, invitato dal conduttore Criscitiello (che mi suscita tutt'altro che simpatia) a partecipare alla trasmissione, si è presentato con più di 40 minuti di ritardo. Ecco qui un estratto per chi si fosse perso l'ennesima performance del nostro claudio:
http://www.youtube.com/watch?v=uG-PMVMzcxo

Insomma, la Lazio continua ad essere trattata a pesci in faccia in ogni mezzo d'informazione, che sia carta stampata, tv o radio.
Per porre rimedio a tutto ciò il buon Lotito ha pensato bene ad mossa strategica degna dei peggiori regimi esistenti al mondo. Per ovviare alle problematica di comunicazione della Lazio col mondo esterno è stata creata a Formello una sorta di "regime della Korea del Nord" che dovrebbe essere predisposto a filtrare qualsiasi informazione passi dall'interno di Formello verso l'esterno.

Ebbene, dopo proclami, ritardi, slittamenti e lentezze varie, ecco che la "macchina della comunicazione lotitiana" sembra pronta a scendere in campo!
Dal prossimo anno la LazioStyle radio diventerà a tutti gli effetti operativa (sin'ora valeva meno di una radio studentesca della provincia di catanzaro). Dopo l'acquisto di un pezzo da novanta come Cristiano Cesarini, che lascia Radiosei per approdare alla corte di Lotito, si attendono nuovi innesti nella radio che nelle intenzioni di Lotito dovrebbe diventare il punto di riferimento radiofonico del tifoso della Lazio. Lo so, sembra una barzelletta detta così, ma queste sono le sue intenzioni.

Alla radio dovrebbe aggiungersi anche la LazioStyle TV. Anch'essa annunciata da ormai tempo immemore, sembra possa aprire i battenti prossimamente. Così, con la tv e la radio a pieno regime, Lotito potrà finalmente attuare quel piano che da anni brama di attuare ma che fin ora ha solo potuto abbozzare: creare un unico canale, sotto il suo controllo assoluto, attraverso il quale filtrare verso l'esterno ogni singola notizia del mondo Lazio. Tutto dovrà attenersi alle volontà del padrone. Non una critica, non una notizia che possa destabilizzare o mettere in luce le magagne di Formello.

Sin'ora diciamo che ha svolto un buon lavoro dal suo punto di vista. E' riuscito ad assoggettare quasi tutti i media sotto il suo controllo, tramite minacce ai giornalisti e alle redazioni, arrivando al punto di riuscire a fare licenziare quei giornalisti a lui scomodi. Ha assoggettato la radio di riferimento del tifoso laziale, radiosei, ricattandola dal punto di vista economico: niente più interviste a calciatori e staff della Lazio se fosse passata una linea editoriale ostile alla società. E si sa, una radio che dà meno notizie fa meno ascolti, e meno ascolti equivalgono a minori entrate. Ed ecco fatto che è arrivata, puntuale come un orologio, la sponsorizzazione delle maglie della Lazio della stagione 2011-2012 proprio su radiosei.

Ma adesso Lotito è pronto a cambiare nuovamente le carte in tavola: niente più collaborazioni con altre radio o altre tv (anche se in parte assoggettate a lui). Tutto dovrà passare per la radio e la tv di regime. Iniziano a vedersi i primi scricchiolii in questo senso. Chi fino ad oggi, con il suo appoggio alla società, si vedeva garantito il pane quotidiano, adesso vede i propri piani rivoluzionati e di conseguenza inizia a cambiare rotta.

Già si cominciano a sentire i primi malumori nelle radio dell'etere romano. Sono solo i primi segnali di ciò che accadrà a breve. Da questo punto di vista sarà divertente osservare due vecchi amici scannarsi l'un l'altro. Lotito come ovvio che sia ostacolerà in ogni modo l'attività delle altre emittenti radiofoniche che parlano di Lazio, dal momento che fanno concorrenza alla sua: non concederà più interviste, o se lo farà sarà in cambio di qualcosa di sostanzioso. Farà arrivare meno notizie possibili cercando così di battere la concorrenza.
Stesso discorso varrà per la tv.

Così facendo la Lazio si troverà ancor più arroccata su se stessa e isolata dal mondo esterno. Più solida forse internamente, ma è solo apparenza, e fragilissima all'esterno. Che credibilità possono avere una radio e una tv prive di contraddittorio, di dibattito, di vera e libera informazione?
Diventano solo degli spot (negativi) per la società stessa che nulla danno al tifoso, se non falsità e bugie.

Sarà divertente aspettare seduti, sulla riva del fiume, che passi il cadavere del nemico. Noi resteremo a guardare, mentre quelli che fino a ieri erano "pappa e ciccia" si sbraneranno vicendevolmente lottando per la sopravvivenza.

Al peggio non c'è mai fine!

venerdì 20 luglio 2012

Solo la politica può...


E' inutile che ci giriamo intorno, la liberazione della Lazio dal gestore passa e deve passare inesorabilmente da una volontà politica. In questi anni se ne sono sentite di tutti i colori nei momenti caldi della contestazione: abbiamo assistito alla triste vicenda della cordata Chinaglia, passando poi per le voci di possibili interessamenti da parte di vari imprenditori di turno, da Mario Moretti Polegato a Bertarelli.

La storia è un po' più complessa e al tempo stesso più semplice di ciò che si pensa. La Lazio fu acquistata da Lotito nel 2004 per volere della politica (tutti conosciamo il ruolo che ebbe l'ex presidente della Regione Lazio Storace) e del potere bancario, ovvero Capitalia (oggi Unicredit). La Lazio venne presa da Lotito con i crediti che vantava nei confronti della Regione Lazio, circa 20 milioni di euro, e quindi senza sborsare di tasca un solo centesimo.

Lotito è un uomo della politica. E' un uomo delle banche. Per farla breve, è un uomo dei poteri forti. All'epoca furono molti gli imprenditori interessati a prelevare le quote di maggioranza del nostro club, ma tra tutti quanti venne scelto proprio Lotito.
Molti ne fanno solo una questione politica, riferendosi all'area geopolitica in cui è inserito Lotito, che avrebbe spinto per mettere un suo uomo a guida della Lazio. Ovviamente mi sto riferendo al PDL. Beh, in realtà le cose non stanno proprio così. Lotito è sì un uomo che orbita in quell'area politica, ma sarebbe riduttivo pensare che solo il PDL abbia spinto affinché Lotito divenisse il presidente della Lazio. Lotito è ben visto da tutte l'arco istituzionale italiano perché è una persona molto affidabile per le istituzioni. E' un forte coi deboli e deboli coi forti, un prototipo perfetto per chi dall'alto intende governare e giostrare il gioco a suo piacimento.

Il calcio riveste un ruolo molto importante in Italia, non solo perché girano tanti soldi ma anche perché mobilita un numero considerevole di persone, ovvero cittadini e quindi "voti". Molti hanno sfruttato il calcio per creare consenso, basti pensare ai vari Agnelli o Berlusconi. Altri si sono tuffati nel calcio perché attirati dalla mole di denaro che gira nel calcio.
Ecco, Lotito riassume un po' tutte e due queste figure.

Lotito in questi 8 anni è stato un umile servitore del sistema bancario e politico italiano. Ovviamente, in tutto ciò, ha avuto la sua fetta di ricompensa. Grazie alla Lazio ha fatto una montagna di soldi, si è fatto moltissima pubblicità e sta portando avanti il suo progetto "folle" di costruire migliaia di unità abitative attorno alla costruzione dello stadio, progetto che al 99% gli sarà impedito a Roma ma che al contrario, con buone probabilità, porterà a termine a Salerno.

In questi anni ne abbiamo veramente sentite di tutti i colori. Ci siamo dovuti sorbire pagliacci delle radio e del giornalismo romano che ci hanno raccontato per anni che acquirenti per la Lazio non ce ne erano, che investire nella Lazio portava solo danni economici, che se c'era qualcuno interessato bastava farsi avanti e si sarebbe potuto comprare la Lazio.

Quante idiozie!
Se investire nella Lazio fosse davvero un investimento controproducente, non si capisce perché Lotito ci tiene così tanto al suo 67% di quote. Ah già, che stupido... lui lo fa per passione!
Se di imprenditori interessati in questi anni ce ne sono stati non lo sapremo mai. Sappiamo per certo che se ci sono stati, sono stati allontanati. D'altronde lo stesso Lotito qualche tempo fa si fece scappare che la Lazio era una società appetibilissima e con molte richieste, salvo poi rimangiarsi tutto quanto gli venne conseguentemente chiesto di mettere la società in vendita e vedere se c'era qualcuno disposto a prelevarla. Ovviamente lui rispose che non c'erano acquirenti e che il suo progetto era di portare la Lazio al vertice. Eh certo...

Dopo 8 anni da ostaggi, forse qualcosa all'orizzonte comincia a muoversi. Innanzitutto c'è la questione Salernitana: sappiamo bene che l'obiettivo principale di Lotito è la speculazione edilizia legata al "progetto stadio", cosa che a Salerno gli sarà probabilmente permessa e a Roma no. Inoltre non potrà tenere due società importanti come Lazio e Salernitana (con le dovute proporzione, si intende) e quindi, per quanto cerchi e cercherà di aggirare la legge, alla fine sarà costretto a scegliere. Inoltre in Italia si stanno aprendo prospettive politiche e sociali diverse da quelle che hanno caratterizzato gli ultimi 20 anni di questo paese. La classe politica che ha tenuto botta sino ad oggi sta perdendo colpi, l'Italia si trova di fronte alla necessità di intraprendere una serie di aperture al mondo economico che altri paesi, vedi in particolare l'Inghilterra, hanno intrapreso da anni. E non può più rimandare.

La Lazio è una società appetibile per chi, munito di capitali freschi, ha voglia di investire in Italia per aprirsi un nuovo mercato. E la politica, che fin ora è riuscita ad arginare quest spinta dall'esterno, non ha più la forza politica per farlo, né il tessuto imprenditoriale italiano ha più la forza economica per farlo. Il calcio è una vetrina importante ed apre tante porte.

Il calcio, e conseguentemente la Lazio, sono un bel giocattolo... ma bisogna stare attenti che il giocattolo non si rompa. Chi gestisce il potere politico ed economico in questo Paese non può tirare troppo la corda, soprattutto se questa corda, come sta accadendo adesso, è diventata troppo sottile. Se la corda si spezza sono guai.

Figurativamente possiamo dire che i corridori sono ai posti di blocco, adesso tocca al giudice di gara dare il via alla corsa. Ma finché non lo farà, la corsa non potrà avere inizio.
E per quanto i corridori possano intimare il giudice a dare il via, la pistola ce l'ha in mano lui, e solo lui può tirare il grilletto.

Tirate questo grilletto e date il via alla corsa!
Certo, potete anche non farlo, ma state attenti.... perché se il pubblico si stufa e vi toglie la pistola dalla mano, poi l'unica cosa che vi resta da fare è scappare.

Scappare senza voltarsi indietro!


mercoledì 11 luglio 2012

Perché Lotito ha preso la Salernitana

Come tutti sapete da ormai 1 anno Lotito oltre ad essere il gestore della Lazio è diventato anche il proprietario della Salernitana, fallita l'anno scorso e ripartita quest'anno dalla serie D con una nuova gestione societaria composta dal duo Lotito-Mezzaroma.

Molti si sono domandati in questi mesi per quale motivo Lotito si sia spinto in questa avventura, dal momento che da proprietario della Lazio ha tutta la pubblicità di cui necessità e può speculare in lungo e in largo come ha fatto e come fa da ormai 8 anni. La ragione che sta dietro questa scelta imprenditoriale è molto semplice, e risiede nei fatti accaduti recentemente: circa un anno fa è stata approvata la legge sugli stadi in cui vengono stabiliti nero su bianco quelli che sono i parametri entro i quali i presidenti delle società di calcio possono muoversi nella costruzione degli stadi.

Ebbene, senza dilungarci troppo su quelle che sono le caratteristiche della legge, diciamo subito che certe disposizioni hanno fatto saltare qualche piano a "Sor Claudio". Come mi auguro la maggior parte di voi saprà, il motivo principale per cui Lotito ha acquistato (in combutta con la politica romana e unicredit) la SS LAZIO è essenzialmente legato alla possibilità di costruire una vera e propria cittadella (con annessi palazzi, ristoranti, cinema e quant'altro, che ben poco hanno a che spartire con il calcio) sui terreni di sua proprietà, sulla Tiberina, che gli permetterebbero di effettuare una vera e propria speculazione edilizia degna dei peggiori palazzinari romani dei primi anni '50. Una roba da malavita organizzata per intenderci.

Tutto ciò avrebbe rappresentato il cosiddetto "affare della vita" per Lotito, dal momento che i soli terreni, passando da agricoli ad edificabili, avrebbero visto il proprio valore aumentare di 10 volte, passando dai 100mln al quasi miliardo di euro di valore! Senza considerare poi tutto il resto delle speculazioni annesse, con vendita di palazzi, ristoranti, cinema e quant'altro... una vera e propria città di 20 mila abitanti. Roba da far gelare i polsi! Sfortunatamente per lui, la legge sugli stadi ha vietato definitivamente ogni forma di speculazione di questo genere, oltre a vietare, come è normale che sia, la costruzione degli stadi su terreni a rischio esondazioni (come è quello sulla Tiberina).

Lotito erano anni che entrava e usciva dai palazzi che contano della politica, ma questa volta ha fatto il passo più lungo della gamba. Nessun palazzinaro, nessun politico, nessun presidente di calcio avrebbe mai permesso a Lotito di fare ciò che voleva fare; e che gli altri sono tutti fessi? Solo lui è furbo e intelligente? Gli appoggi politici di cui gode Lotito non sono stati sufficienti per permettergli di portare a termine il suo piano. Ma Lotito si sa, sarà un piottaro, un cialtrone, un "macellaio arricchito", ma fesso non è, e già da tempo aveva capito che tirava cattiva aria e così si è tutelato. Il fallimento della Salernitana, squadra dal passato importante, con una tifoseria dai numeri altrettanto importanti e soprattutto una città come Salerno, del sud Italia, in Campania, rappresentava un'occasione più unica che rara per portare avanti il suo progetto... e non se l'è fatta scappare! Certo, la Salernitana non è la Lazio, Salerno non è Roma, la tifoseria Salernitana non avrà i numeri di quella Laziale, ma è pur sempre una realtà importante nella quale poter realizzare importanti profitti. L'idea di una cittadella a Salerno con annesse speculazioni edilizie avrebbe avuto certamente l'appoggio della politica locale, e certamente avrebbe destato molto meno rumore e creato meno malumori di una cittadella megagalattica a Roma. E così è stato.

Quest'anno la Salernitana ha ottenuto la promozione in Lega Pro ma la situazione si fa più interessante del previsto: moltissime squadre di Lega Pro si trovano in grandi difficoltà e molte non hanno neanche presentato le carte necessario per iscriversi al campionato. Di fronte a questo scenario sembra ormai certa la riforma della ex serie C, che permetterebbe alla Salernitana di usufruire di un inaspettato e piacevolissimo doppio salto di categorie, che le permetterebbe già da quest'anno di lottare per tornare in Serie B. Lotito sa perfettamente che con la situazione nella quale si trova il calcio italiano oggi, società come la Salernitana hanno tutto per arrivare anche in Serie A. Basti pensare a realtà come l'Udinese, il Chievo, lo stesso Pescara e via dicendo. E a quel punto, il sogno di una cittadella si farebbe più concreto che mai. In questo senso, anche molti laziali si domandano che motivo avrebbe Lotito, un giorno, se si trovasse di fronte a una scelta obbligata, di scegliere di tenersi la Salernitana al posto della Lazio.

La risposta a questa domanda l'avete già avuta leggendo quanto sopra descritto. Di fronte alla possibilità di una speculazione edilizia di quelle proporzioni, non c'è Lazio, Milan, Real Madrid o Barcellona che tengano! Proprio in merito a ciò, il 30 giugno scorso scadeva il termine ultimo entro il quale Lotito avrebbe dovuto comunicare quale società tenere tra la Lazio e la Salernitana. Lotito ha lottato con tutte le sue forze affinché la norma che obbliga i presidenti a controllare non più di una società calcistica fosse abrogata, ma così non è stato.

Gli è stata invece concessa una proroga di 6 mesi. Il 30 Dicembre Lotito si troverà di nuovo di fronte a questa scelta. E questa volta difficilmente gli sarà concessa un'altra proroga......